Negli ultimi anni abbiamo assistito a un evoluzione tecnologica dei motori di render e nuovi tool di illuminazione, volti sempre più alla resa fotorealistica. Anche se abbiamo questi potenti strumenti, è fondamentale avere alla base la conoscenza.
Conoscere la fotografia, le giuste proporzioni, avere l’occhio critico e la pazienza, di valutare ogni piccolo dettaglio, per fà si, che si arrivi al risultato eccellente.
Molto spesso per rendere realisticità, nelle scene di Motion Graphics, si fà uso della post produzione, per la lavorazione di render, spesso troppo “grezzi”, nella cura di determinati elementi dello shot footage, andando così a creare una resa finale discretamente fotorealistica.
Uno degli inconvenienti più noti, quando realizziamo i nostri render è quello di creare un effetto di resa “troppo perfetta”, troppa pulizia dell’immagine, creando un effetto “artificiale” della scena.
Una delle tendenze, che vengono utilizzate, per dare una certa emozionalità alla scena, è quella di utilizzare “filtri” alterando la resa, con strumenti come “Instagram” o altri emulatori di tipo “Toy-camera”.
I fotografi, ad esempio, spesso si impegnano molto nell’eliminare riflessi strani e rifrazioni, talvolta spendendo migliaia di euro in lenti che producano il minimo di distorsione o aberrazione ottica. Tuttavia, è possibile utilizzare questi elementi per rendere gli shot molto più fotografici e credibili.
Alcuni di questi possono essere realizzati direttamente in 3D e altri in 2D in post produzione.
Potete iniziare con il riflesso “lens flares”. La maggior parte delle volte se ne evita l’utilizzo, ma in realtà, un abile utilizzo di questo fenomeno può migliorare un’immagine. Iniziate disegnando una serie di esagoni, colorandoli differentemente. A seconda del diaframma dell’obiettivo che state replicando, gli esagoni regolari che appaiono sulla fotografia sono il riflesso del diaframma sulle lenti; i fotografi li definiscono “diaframmi fantasma”. Quando si inquadra una intensa sorgente luminosa puntiforme ovvero che proviene da un solo punto, è probabile che si creino gli esagoni quanto più essa è decentrata. Maggiore è il numero delle lenti che compongono l’obiettivo, tanto più numerosi saranno i “diaframmi fantasma”.
Per il colore degli esagoni, ho guardato in una lente per vedere quali colori ci fossero, tendevano tutti a verdi oleosi, blu e viola. Si può giocare con i metodi di fusione che pensate siano i più adatti, io nel mio caso ho applicato Scolora (Overlay), con una trasparenza tra il 15% e il 50% dovrebbe andare bene, l’importante è non renderlo troppo evidente. Potrete fare una cosa molto simile con la polvere, come se fosse in aria o sulla lente. Mantenendo la stessa forma ma con varie dimensioni, il risutato sarà ottimo.
Applichiamo un filtro sfocatura sui livelli esagono, badando bene a dare più sfocatura agli oggetti più grandi e più vicini.
Preparo l’immagine del livello principale, duplicando la stessa e applicandogli un filtro di fusione Scolora (Overlay), lavorando con valori di opacità bassi. Per la correzione colore ho migliorato il contrasto con il livello di regolazione “curve”.
In seguito ho creato un secondo livello di regolazione “curve” per lavorare sul colore. In questa scena preferisco aumentare i blu per le highlights e i verdi e rossi per le ombre, lasciando praticamente intatti i mezzitoni.
Infine, mi piace aggiungere un po’ di “Diffusion”. Ciò può essere realizzato in diversi modi, ma un modo veloce è quello di duplicare il livello di rendering e aggiungere una sfocatura Gaussian ( la quantità dipende dalla dimensione dell’immagine) e rendere questo livello Overlay o Screen, a seconda dell’immagine, con una trasparenza che va dal 12% al 15%. Assicuratevi che questo livello sia al di sotto di tutte le varie regolazioni, in modo tale che la correzione del colore e gli effetti lente funzionino bene.
Articolo e Tutorial a cura di Emanuele Serra