Il 3 Ottobre 2013 è uscito in tutte le sale italiane il film fantascientifico “Gravity”, diretto da Alfonso Cuaròn.
Il lavoro 3D su Gravity è stato progettato e supervisionato da Chris Parchi e creato dalle case Framestore e Prime Focus e, nei due anni di lavoro, ha richiesto l’utilizzo di più di 15.000 processori che hanno lavorato al picco di carico del rendering. Lacrime che fluttuano nell’aria, i corpi della Bullock e di Clooney che roteano nello spazio, lo shrapnel che si scaglia verso il pubblico, tutto si può riassumere con la frase della critica cinematografica e giornalista statunitense Stephanie Zacharek: “Gravity” is what 3D was made for.” Persino il grande James Cameron ha ricoperto il
film di lodi dicendo: “Penso che sia la miglior fotografia sullo spazio mai realizzata prima, ed è il film che non vedevo l’ora di vedere da lungo tempo”.
Cuarón, assieme al direttore della fotografia Emmanuel” Chivo ” Lubezki, è entrato in contatto con astronauti e fisici per ricreare fedelmente il comportamento degli oggetti a gravità zero e la reazione di questi in relazione ai movimenti degli astronauti.
“Il compito più duro è stato rappresentare il fenomeno chiamato ‘gravità'” sostiene Cuaròn ” perché tutto il film è una continua lotta contro la gravità”. Dunque, per realizzare “l’effetto disorientante” sono stati utlizzati Green screen, piattaforme metalliche, serbatoi subacquei, addirittura, è stato anche testato il ‘Vomit Comet’. Alla fine al duo è venuta l’idea di utilizzare delle luci rotanti attorno ad un attore fisso.
Per questo motivo è stata messa a punto una 9-by-14-foot “light box”, soprannominata ‘The Cage’ fiancheggiata da sei pannelli LED giganti, composti da milioni di luci che circondano gli attori aiutati da imbracature invisibili sullo schermo. Un robot con una telecamera installata segue il The Cage e apre il suo braccio all’interno di varie aperture, per ricreare l’effetto galleggiamento. Il team ha dovuto sempre assicurarsi che i robot e le luci fossero piazzati e che la sincronicità di tutti gli elementi rimanesse intatta. Il background è stato in seguito aggiunto in post-produzione. Ogni singolo shot è stato coreografato in anticipo e ad ogni attore sono state date istruzioni specifiche.
Dal canto suo, la Framestore ha dichiarato che ‘Gravity’ è stato il film più computazionalmente impegnativo che abbia mai realizzato e che ha dovuto lavorare ad un numero di immagini CG senza precedenti e che ciò ha coinvolto un enorme numero di persone.