Intervista a Luca Gabriele Rossetti – Matte Painter e Concept Artist

Ladies and gentlemen abbiamo l’onore di avere su 3DArt Luca Gabriele Rossetti, con più di 15 anni di esperienza nel mondo del VFX Production Art, Matte Paintings e Compositing per diversi film di Hollywood come: Wolverine The Immortal, The Great Gatsby, Snow White & the Huntsman, Total Recall, Harry Potter e molti altri.
Andiamo a scoprire cosa ha da dirci questo grande Artista.
Luca-Gabriele-Rossetti-VFX-Production-Art

1# Benvenuto Luca su 3DArt.it, per iniziare questa intervista, raccontaci come è stato il tuo primo incontro con la computer grafica.

Ciao a tutti e grazie per avermi invitato sulla vostro portale. I computer sono sempre stata la mia passione, in genere, ricordo i primi esperimenti su i vecchi Spectrum ZX81 o Vic 20 della Commodore, diciamo che all’inizio ero più interessato a come era fatto un PC o a software specifici più che alla CG. Il mio incontro con la CG è avvenuto più tardi…all’epoca iniziai cmq a lavorare per negozi di informatica, amavo i videogames, un po’ come tutti a quell’eta’ credo, della mia generazione. Frequentavo una fiera ogni anno, che forse oggi non esiste più oppure è cambiata, la SMAU, dove passavo ore a vedere gli sviluppi grafici dei videogames e le novità.
Il primo corso di CG l’ho cercato nel vero senso della parola, ho assistito ad un evento a Milano, specifico su i visual effects nei film, ricordo che era una specie di Siggraph Italiano ma piccolino, dove c’erano artisti provenienti dall’estero, che spiegavano il lavoro svolto, e poi c’erano anche dei piccoli workshop. Non ricordo il nome dell’evento, ma ricordo che decisi di iscrivermi ad una delle poche scuole all’epoca a Milano, e cominciai a fare il mio primo passo cone un software 3D chiamato Softimage 3D, poi in seguito diventato XSI e oggi ritirato credo da Autodesk. Anche 3D studio fu uno dei software che iniziai ad usare.

2# Quale è stato il tuo percorso di studi?

In realtà il mio percorso di studi è stato particolare… non sapevo bene cosa fare quando frequentavo le scuole… ero indeciso, e non avevo tutta questa voglia di buttarmi sui libri a dire il vero… così un Istituto commerciale è quello che scelsi al tempo… ripeto che non ero neanche interessato a cose artistiche, mi sono interessato molto più tardi a tutto questo.
Mi sono anche iscritto all’università ad un certo punto e mi misi a studiare Scienze Naturali, vista la mia passione per la biologia e la subacquea, ma mi ritrovai ad un certo punto a scegliere tra quello che sarebbe diventato il mio lavoro di oggi… o diventare magari biologo marino… e credo che la mia scelta fatta all’ora… oggi sia chiara e ne sono contento.

Luca Gabriele Rossetti_ Matte Painter

3# Puoi spiegare per i meno esperti, cosa fa la figura del Matte Painter nel mondo del cinema e degli effetti speciali?

Il matte painting è una tecnica usata prevalentemente in ambito cinematografico utilizzata per permettere la rappresentazione di paesaggi o luoghi altrimenti troppo costosi se non impossibili da ricostruire o raggiungere direttamente.
l procedimento originale consisteva nel dipingere gli sfondi necessari, su lastre in vetro, per poi porle al di sopra della pellicola. Tradizionalmente, i matte painting sono stati eseguiti da artisti, utilizzando vernici o pastelli, su grandi lastre di vetro per poterli integrare all’interno delle riprese in live action. Il primo esempio di matte painting è stato utilizzato nel 1907 da Norman Dawn nel film Missions of California per rappresentare delle Missioni fatiscenti. Esempi notevoli di riprese utilizzanti questa tecnica si possono trovare nei film Il mago di Oz (mentre Dorothy si avvicina alla Città di Smeraldo), Quarto potere (tenuta di Candalù) e Guerre stellari
A partire dalla metà degli anni ottanta, i progressi nel campo della computer grafica hanno permesso agli artisti di lavorare direttamente in maniera digitale. La prima ripresa utilizzante il digital matte, è stata creata da Chris Evans per il film del 1985 Piramide di paura, nella scena del cavaliere che salta dalla vetrata. Evans, prima dipinge la vetrata in acrilico, poi scansiona il dipinto nel sistema della Pixar per ulteriori manipolazioni digitali. L’animazione al computer (anche questa tecnica usata per la prima volta in un film) viene miscelata perfettamente con lo sfondo digitale, cosa che con la tecnica originale non si sarebbe potuto ottenere.
Oggi I matte painter sono le figure che usano il maggior numero di tools e softwares 2d e 3d per ricostruire complessi ambienti in movimento.
Il dipinto è stato sostituito da immagini digitali create utilizzando riferimenti fotografici, modelli 3D e tavolette grafiche. Gli artisti del matte painting, combinano le loro texture create digitalmente, all’interno di ambienti 3D generati al computer, permettendo così anche i movimenti tridimensionali della camera

 

Luca Gabriele Rossetti_ Matte Painting_girl_gun

4# Quali sono le conoscenze che deve avere un artista per diventare un buon Matte Painter?

Quali sono le conoscenze che deve avere un artista per diventare un buon Matte Painter?
Un buon matte painter deve avere un ottimo occhio per la composizione, le luci e le ombre, sapere come funziona il parallasse, o ovviamente avere tutte quelle basi che si imparano in una classica scuola d’arte come la teoria del colore.
Queste basi e l’esperienza, sono un elemento fondamentale, il resto è solo la voglia di creare qualcosa dal nulla che alla fine venga poi riconosciuto come un prodotto qualitativamente professionale.
Creare un’immagine che segua lo stile del film o dello show televisivo come determinato dal regista o dal direttore della fotografia, dalle luci, ai colori, alle azioni del film, è fondamentale. Quindi, è necessario assicurarsi di aver capito esattamente “le ragioni” di un determinato matte painting – in un preciso punto della storia, quali informazioni devono essere communicate al pubblico come la location, l’atmosfera, etc., mi sforzo sempre di creare immagini che siano al 100% reali, anche se so che ci sono un milione di motivi (soprattutto relativi al tempo) che lo rendono a volte difficile In questo caso, è necessario assicurarsi che ci sia una certa integrità visiva.

5# Puoi descrivere il flusso di lavoro che utilizzi quando stai lavorando su un progetto?

Si parte sempre da un concept, un idea che identifica in un illustrazione quale sarà l’idea finale da sviluppare.
In questo caso sto parlando di ricreare un matte per un ambiente intero, diverso invece è quando si parla di set extension, cioè estendere una parte del frame di una scena girata magari con in origine, solo un pezzetto di set reale.
In entrambi i casi però posso dire che il processo è similare, innanzitutto avere a disposizione una buona library di fotografie del set o di referenze per l’ambiente che si vuole creare.
Secondo capire se esiste un asset già approvato per il 3D, o invece bisogna modellare ciò che serve per completare o realizzare la scena. Il 3D non è sempre necessario, ma direi che oggi, soprattutto con il fatto che le camere si muovono sempre, è difficile lavorare su un frame statico, il 3D è quasi indispensabile, o perlomeno un ambiente 3D ricreato anche con software di compositing come Nuke.
Una volta realizzate le geometrie, queste vengono renderizzate, e usate di consegueza per realizzare il matte painting. Alcuni elementi 3D possono essere anche texsturizzati, fatto un buon lighting di base e renderizzati così.
Una volta che il painting è finito ed approvato, viene diviso in livelli e ri-proiettato sulle geometrie in un spazio 3D, generalmente usando Nuke come detto prima, e creando un setup pronto e funzionale per I compositors.
Questo processo nei film live action dove si vogliono realizzare ambienti hyper realistici è il più utilizzato oggi, nell’animazione invece si usa spesso ri-proiettare i mattes direttamente nel tool di 3D, matchare le luci ed eventuali sfocature di lente e renderizzare attraverso motori di renders vari oppure come qui in Sony con Katana e Arnold.
Personalmente nel mio dipartimento si lavora con il primo metodo in quanto io sono specializzato in ambienti realistici per live action movies.

6# Quali sono i processi creativi di una buona composizione?

Direi che valgono le regole di base di una buona composizione in generale che sono:
Cercare di evitare le simmetrie o la composizione risulta povera.
Evitare di dipingere oggetti piatti di fronte alla camera, un esempio può essere un palazzo, evidenziare la sua tridimensionalità lo rende più interessante
Il principio del bilanciamento degli oggetti in scena per avere una composizione ottimale, oggetti piccoli e grossi devono essere posizionati adeguatamente.
La regola del terzo, che dice che quando possibile, il fuoco della scena deve esser esposto ad un terzo della strada dalla fine del frame, questo aiuta a non mettere il tuo soggetto al centro del frame.
E non di meno la regola d’oro o come alcuni dicono la proporzione divina. Con questa regola si divide lo schermo in 3 sezioni, risale ai pittori del rinascimento, è semplicemente un equazione matematica che mette in relazione i lati lunghi e corti di un rettangolo, è un po’ articolata da spiegare, ma per semplificare diciamo che alla fine è una sorta di griglia, l’intersezione delle linee definisce appunto le zone in cui andranno disposti gli elementi principali e sui quali cadrà l’occhio dell’osservatore.

Luca Gabriele Rossetti_ Matte Painting_red_waste

7# Come vedi il futuro del Matte Painter?, che tipo di evoluzione tecnico ed artistica potremo vedere nei prossimi anni?

Direi che i matte painter di oggi sono già qualcosa che non è più legato al passato, anche le regole sopracitate, per essere sincero, valgono molto di più in Concept Design oggi che in un matte finale, in quanto lavoriamo spesso con asset impostati.
Credo che il ruolo del matte painter in futuro sarà diviso fra chi resterà legato al lato tecnico del lavoro, e chi invece seguirà più il design e la creazione di idee e proposte… oggi molti matte painter o environment artist fanno veramente tutto, dal disegno alla scena finale, usando praticamente un infinità di tools. Credo che la divisione tra concept artists e technical directors negli environments sarà sempre più definita in futuro.

8# Quali sono i software preferisci e perché?
Personalmente a parte Photoshop che per me è la base di ogni lavoro, uso parecchio il 3D direi che Maya è stato il software che ho usato per la maggiore, sopratutto per allineare gli asset con il paint, lavorare con le geometrie e anche fare dei render con elementi da me creati, usando mental ray generalmente.
Oggi devo dire che sto migrando a c4d, primo perché qui in Sony è molto usato, e secondo perché devo ammettere che è più veloce, più intuitivo e decisamente più ricco di Maya in termini di tool per chi fa il mio lavoro, da Projection man a body paint, inoltre la gestione degli elementi è praticamente drag and drop.
A volte mi chiedo come mai non ho messo le mani prima su C4D, forse sono stato forzato dal mercato in generale credo.
Altro software che uso molto è NUKE, decisamente lo uso da tanti anni, in quanto la mia carriera arriva da compositing, devo dire che lo spazio 3D di Nuke ha aperto un universo per I VFX in genere.
Di base, con questi tools e una buona library di immagini, puoi creare tutto quello che vuoi, vero che ci sono altri software che vengono usati, come ad esempio Vue, Terragen, Speedtree, etc….

9# Puoi raccontarci come è stato il tuo primo approccio lavorativo all’estero nelle grandi compagnie?

Ero eccitato e un po’ spaventato di relazionarmi con gente che ritenevo cmq i maghi dell’industria, un po’ come se ti dicono, guarda che il mago Merlino esiste, e se vai nella sua foresta, diventi il suo apprendista… un esempio banale per far capire che sensazione si prova.
Presto però mi sono accorto che gli anni spesi per imparare prima di approcciarmi ad uno studio straniero, sono serviti, non mi sentivo impreparato per nulla, anzi, per me è stata solo una questione di adattarsi ad una nuovo workflow lavorativo più che scoprire cose di cui non avevo mai sentito parlare, ma ho investito tempo e cercato di imparare al meglio prima di fare questo passo, oggi è solo un ricordo… ma devo dire un piacevole ricordo.

10# C’è un episodio curioso che ti è capitato durante il lavoro che vuoi raccontarci?

Una volta, mentre ero a lavorare in Australia al Grande Gasby, essendo negli studi della FOX dove giravano ovviamente altri film, durante una pause pranzo, sono andato in un Lot dove stavano costruendo un set per Wolverine l’immortale, una specie villaggio giapponese, davvero bello devo dire e molto accurato… non avevo una chiara idea di che sequenza fosse nel film, anche perché avevano appena iniziato a girare… beh la cosa buffa è che l’anno dopo tornai in Australia in un altra società proprio a lavorare su Wolverine, e caso del destino, dovevo realizzare dei mattes proprio di quello che si chiamava, lo snow village, in poche parole era quel set che per caso avevo visto l’anno prima… buffo davvero, non avrei mai pensato che sarebbe toccato a me, ah ah.

11# Qualè il lavoro che ti è piaciuto più affrontare?

Ci sono due film in particolare, il Grande Gasby appunto, in cui abbiamo ricostruito praticamente la NY city degli anni 20-30 e Total Recall, in cui ho avuto un ruolo molto creativo sulla realizzazione della Londra del futuro, ho passato giornate a cercare scorci di Londra che mi servivano per relaizzare le scene della metropolitana ad esempio.

Luca Gabriele Rossetti Concept
Luca Gabriele Rossetti Concept

12# A quale film stai lavorando in questo momento?

Al momento sono a capo del dipartimento DMP di Sony Imageworks, e sto lavorando ad Alice in Wonderland: attraverso lo specchio, il secondo libro di Alice.

Final scene
Final scene

13# Per il tuo futuro, su quale progetto ti piacerebbe lavorare?

Il mio film preferito è Blade Runner.. .ed ora che è stato annunciato un sequel, beh… non mi spiacerebbe davvero, purtroppo non so se sarò libero in quel momento. Ma sto lavorando a progetti filmici personali, e questa è la cosa che più mi soddisfa.

14# Che pensi della situazione cinematografica italiana? ti piacerebbe tornare a lavorare in Italia?

Poche parole e più fatti cara Italia. Non credo che tornerò mai a lavorare in Italia, per lo meno nel mio settore, primo il cinema Italiano non ha nulla a che vedere con i visual effects, secondo, nessuno in Italia investe sul cinema. E se vogliamo parlare di pubblicità, beh anche quella ormai in Italia è ridicola. A dire il vero l’Italia non si è mai interessata ai VFX, ma è dovuto ad un fatto culturale… mai sentito uno studio Italiano che ha realizzato Spiderman o Transformer, voi si?
Non esiste la minima idea degli incentivi governativi, dei salari, del benessere che un paese come gli Stati Uniti o il Canada o l’Australia da ai residenti anche temporanei, l’Italia sa solo prendere, ma non da nulla indietro.
Non vedo come possa tornare a fare una cosa che non c’è, in un paese che non solo non offre nulla, ma porta via anche quel poco che spetta ai cittadini, e mi dispiace dirlo, ma bisogna essere realisti.
In Italia ci vengo in vacanza, ed è più che sufficiente.

15# Per i ragazzi che vorrebbero intraprendere questo percorso, che consigli vuoi dargli?

Beh, Io credo che volere è potere, tutto si può fare, basta crederci e investire su se stessi, io direi che una buona base di studio in materia di vfx in genere sia la base, In Italia è difficile perché non esistono scuole idonee, imparare un tool, come Maya non ti apre le porte al lavoro, e questo purtroppo è quello che istituti Italiani e non, fanno, ti insegnano solo a schiacciare bottoni… ma il lavoro in produzione è ben altro.
Le realtà italiane che fanno post produzione, però potrebbero iniziare ad aprire qualche spiraglio per provare sul campo in termini di infarinatura di base.
Una volta capito l’interesse, si può pensare di fare un Internship all’estero magari in qualche studio medio piccolo. La lingua Inglese è fondamentale ovviamente.
Non sono molto d’accordo sulle grandi scuole, neppure all’estero, costano una follia e quando finisci, inizi sempre con un intership…risultato…hai speso per fare una cosa che avresti potuto fare senza spendere, ma se proprio non sai da dove partire e sei un po’ pigro… allora la scuola fa per te… essere pigri pero’ significa che il tuo interesse verso questo mondo non è spasmodico, sei quindi sicuro di quello che cerchi?
Direi che per presentarsi all’estero una show reel serve è il biglietto da visita, cercherei di focalizzarmi su una tipologia di lavoro in cui mi sento più portato, affronterei tutorials, on line, ce ne sono parecchi, con costi accessibili, e magari farei dei corsi specifici con gente che è nel settore e che è disposta ad insegnare one to one, questa è la strada migliore.
Come raggiungerli? Semplice, Linkedin è il più potente sistema per creare relazioni di lavoro o di contatti, è una strada lunga, e a volte scoraggia, ma come ripeto, è un percorso individuale che nasce dalla passione.